Le elezioni olandesi

Perché siamo contenti
Un liberale non può che essere contento se i liberali (seppure divisi in due partiti come si conviene a liberali che si rispettino) vincono le elezioni in Olanda respingendo l’offensiva populistica anti-europeista e razzista del partito di Wilders. Si tratta di un secondo segnale (dopo quello delle elezioni presidenziali austriache) di una controffensiva dei movimenti che nell’Europa vedono un’opportunità e non un ostacolo.

La partecipazione
Ma in entrambi i casi il voto ha presentato alcune caratteristiche comuni che devono farci riflettere. La prima è la partecipazione al voto. L’ondata xenofoba e nazionalista si sconfigge andando a votare in massa, non importa per chi; l’astensione è come un voto regalato agli estremisti. Una constatazione che riguarda anche il referendum che ha sancito la Brexit e l’elezione di Trump negli Stati Uniti dove il populismo ha potuto prevalere anche per la bassa partecipazione al voto soprattutto dei giovani e dei “disincantati” (quelli che dicono: è inutile andare a votare tanto chiunque vinca non cambia nulla; se ne accorgeranno i giovani libertari londinesi e le minoranze etniche americane).

Il sistema elettorale
La seconda riflessione riguarda il sistema elettorale. L’esempio olandese dimostra che un sistema proporzionale o uninominale senza ballottaggio (all’inglese) rappresenta certamente un freno al prevalere di ondate di protesta irrazionali e comunque minoritarie strumentalizzate da leader populisti. I sistemi maggioritari infatti se per un verso favoriscono la governabilità d’altra parte rischiano, soprattutto se caratterizzati dal ballottaggio, di consegnare il potere ai movimenti che meglio sono in grado di intercettare le paure e le reazioni dei settori più disorientati della pubblica opinione. Questa è la ragione per cui l’esito delle elezioni francesi preoccupa di più di quelle olandesi (a prescindere dal diverso peso politico ed economico dei due paesi). Perché in Olanda anche se Wilders fosse arrivato in testa non avrebbe mai potuto disporre di una maggioranza parlamentare e ne sarebbe conseguito un governo di coalizione tra forze anti-populiste che comunque avrebbe potuto ottenere la fiducia del parlamento. In Francia invece – a parità di consensi con Wilders in Olanda – Marina Le Pen arrivando in testa costringerà quote rilevanti di elettori a scegliere tra due candidati ugualmente sgraditi; non tutti cercheranno razionalmente il male minore, molti sceglieranno l’astensione e ciò potrebbe consentire al Front National di approdare all’Eliseo col suo seguito razzista e populista. Vero è che i conti potrebbero non tornare in Assemblea Nazionale costringendo la Le Pen a costituire un governo più possibilista ma comunque la presenza al vertice dello Stato francese di un’estremista anti-europea, considerati i poteri di cui disporrebbe soprattutto in politica estera, rappresenterebbe un rischio davvero mortale per le istituzioni comunitarie.

E in Italia? Pensiamoci
Tutto ciò dimostra l’importanza dei sistemi elettorali che molti tendono a sottovalutare. Quando esiste nel Paese una maggioranza che si riconosce in valori condivisi che vanno oltre la maggioranza di governo (come in Gran Bretagna e – prima di Trump – negli Stati Uniti) un sistema maggioritario è preferibile perché consente esecutivi stabili e una più facile alternanza di governo. Quando invece lo scontro avviene su valori fondanti della democrazia liberale (come accadde in Italia dopo la guerra) il sistema proporzionale impedisce comunque alle forze antagoniste di prevalere. Se i comunisti fossero anche arrivati primi alle elezioni nella prima repubblica, non potendo in ogni caso raggiungere la maggioranza assoluta, cosa sarebbe cambiato ? Cosa avrebbe impedito ai partiti anti-comunisti, comunque prevalenti, di formare una maggioranza di governo escludendo il partito comunista ?
Ci avviamo alle elezioni tra un anno anche in Italia. Anche per noi si pone una riflessione: forse, a conti fatti, un sistema proporzionale come quello che in sostanza ci ha consegnato la corte costituzionale, potrebbe rappresentare nella situazione attuale la soluzione migliore, consentendo anche, come dimostra l’esempio olandese, una affluenza alle urne più consistente. Pensiamoci. Ci pensa anche il liberale qualunque la cui cultura politica ha sempre diffidato dei sistemi proporzionali preferendogli sistemi uninominali che accrescono il collegamento tra rappresentati e rappresentanti. Ma uninominale (senza ballottaggio) o proporzionale, quel che bisogna davvero evitare sono i “premi di maggioranza”; potrebbero premiare i nemici della democrazia liberale e dell’integrazione europea.

 

Franco Chiarenza
17 marzo 2017

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