Luciano Pellicani
Se esiste un Aldilà Luciano Pellicani sorriderà di questa sua postuma iscrizione al liberalismo; lui, socialista doc, consigliere e amico di Craxi e di Martelli. Eppure raramente, anche tra i liberali che credono di essere tali, ho conosciuto una persona che meglio di Pellicani sollecitasse la mia curiosità intellettuale ed esercitasse con le sue teorie sociologiche e politiche un’attrazione del tutto compatibile col mio essere liberale.
Ho collaborato con Pellicani alla scuola di giornalismo della LUISS e in seguito ho avuto occasione di incontrarlo alla Fondazione Einaudi di Roma e a “Mondo Operaio” quando si cercava di immaginare qualche soluzione all’annoso problema del servizio pubblico radio-televisivo.
Colto, intelligente, chiaro nelle sue esposizioni, aperto anche alle contestazioni non pretestuose, era molto apprezzato dai suoi studenti alla LUISS.
Prima che la Fondazione Einaudi sprofondasse avevo cercato di costituire una sorta di “accademia” liberal-democratica (Consulta Liberale) col compito di adeguare concettualmente il liberalismo alle nuove esigenze che scaturivano dai processi che esso stesso aveva innescato nel secolo scorso; gli chiesi di farne parte insieme ad altri esponenti della cultura politica di quegli anni che ritenevo culturalmente contigui ai più recenti sviluppi del pensiero liberale. Accettò senza riserve e si rammaricò quando il progetto fallì per il venir meno della Fondazione stessa, passata poi in mano ad altri meno interessati ad approfondire tali tematiche.
Si deve a Pellicani se il partito socialista, superando l’impasse marxiana e riscoprendo antiche matrici umanitarie e libertarie, riuscì ad approdare con la leadership di Craxi a una concezione democratica socialista molto contigua a quella liberal-democratica. La sua avversione al leninismo, documentata in molti suoi scritti, si traduceva non soltanto in un rifiuto del comunismo come si era storicamente realizzato ma anche dei maldestri tentativi riformisti di quanti dopo il crollo del 1989 si ostinavano a mantenere forma e sostanza superati dalla storia accontentandosi di una sommaria riverniciatura che rendesse accettabile l’alternativa di sinistra in un contesto irreversibilmente pluralista. Fu l’ispiratore della fase migliore del “craxismo”, quando la leadership socialista si propose come soggetto di una profonda riforma istituzionale, politica e sociale, in grado di allineare l’Italia ai paesi più avanzati dell’Occidente. La sua speranza di realizzare anche in Italia un bipolarismo costruttivo fondato su un’alternanza che si riconoscesse in alcuni principi fondamentali dello stato di diritto non si è mai realizzata. Dall’egemonia monopartitica della DC il Paese è scivolato in un’alternanza di maggioranze populiste e ambigue, caratterizzate da leadership personalizzate che si delegittimano reciprocamente; un esito che Pellicani non aveva previsto, come d’altronde nessuno di noi.
Franco Chiarenza
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