Tanto ri-tuonò che finalmente piovve

Le nuvole si addensavano in cielo già da qualche mese, i tuoni si susseguivano sempre più minacciosi, che poi abbia finito per piovere mi sembra ovvio, e mi stupisce che qualcuno ne sia rimasto sorpreso. Quel che ci si chiede, io per primo, è però un’altra cosa: perchè Salvini abbia aperto una crisi che, almeno in apparenza, non gli conviene, e perchè lo abbia fatto precipitosamente in pieno Ferragosto. Da Di Maio, terrorizzato che la perdita del governo avrebbe rappresentato un fallimento della sua leadership, aveva ottenuto tutto: la TAV, il decreto “sicurezza bis”, il diritto a designare il commissario europeo, una manovra di bilancio incentrata questa volta sulle esigenze elettorali della Lega (come la cosiddetta flat tax).
La domanda quindi è: perchè? La risposta data dal capo della Lega è risibile: troppi no da parte dei Cinque Stelle, perchè ormai i no erano diventati talmente flebili da non essere più percepiti.
E allora?

Qualche ipotesi
Ho sentito Sallusti dire una cosa saggia: se non capisco il perchè di una cosa penso che ci siano dei fatti che non conosco che l’hanno determinata. Se Salvini fa una cosa apparentemente irragionevole un motivo ci sarà e probabilmente noi non lo conosciamo. E’ lecito dunque, anche senza cadere nella fanta-politica, buttare giù un paio di ipotesi.
La prima è che a fronte di una manovra correttiva di bilancio oggettivamente incompatibile con le promesse che ha fatto ai piccoli impenditori settentrionali che costituiscono il “nocciolo duro” del suo consenso (e che ha mal digerito il “reddito di cittadinanza” imposto dai Cinque Stelle) Salvini abbia preferito lasciare ad altri l’onere di sciogliere nodi che si sono ingarbugliati, riservandosi dall’opposizione di riprendere una fruttifera campagna anti-sistema. Anche perchè nel parlamento europeo le cose non sono andate come lui sperava; la nuova Commissione Von der Leyen non farà certamente da sponda a un ulteriore aggravamento del debito pubblico come quello che le esigenze elettorali della Lega avrebbe comportato (il che spiega anche l’imbarazzo di Giorgetti e la sua decisione di rinunciare alla nomina di commissario).
Di fronte a una prospettiva autunnale densa di rischi Salvini ha rovesciato il tavolo; il suo obiettivo non è di andare a votare adesso ma a primavera quando alcuni problemi saranno risolti e lui potrà liberamente attaccare una manovra che sarà inevitabilmente dura. Zingaretti ha mostrato di capire la pericolosità del passaggio e per questo è molto prudente nei confronti di un’alleanza di governo coi Cinque Stelle che servirebbe soltanto a togliere le castagne dal fuoco a Salvini.
C’è anche una seconda ipotesi: che la faccenda dei legami con Putin sia più grave e meno folkloristica di quanto non si voglia far credere e che ciò abbia messo in allarme gli apparati politici e militari americani. Non basta qualche affinità caratteriale con Trump per credere di potersi muovere liberamente in un contesto internazionale quanto mai complicato; l’impressione è che Salvini abbia agito in maniera dilettantesca, come sempre ha fatto quando si trattava di politica estera.
Naturalmente la prima e la seconda ipotesi non si escludono; anzi. E il visibile malumore di Giorgetti, formalmente numero due della Lega, non sembra dovuto a una passeggera indigestione.

La nuova maggioranza
Esistono le condizioni per una nuova maggioranza? E in qual misura è realmente desiderata, o le trattative in corso rappresentano soltanto un “atto dovuto” per consentire poi al Capo dello Stato di sciogliere le Camere (o, in alternativa, di nominare un governo tecnico per l’approvazione del bilancio, fissando le elezioni a primavera?). Lo vedremo nelle prossime ore.
Certamente pesano da una parte l’imprevista scesa in campo di Grillo che, in maniera piuttosto perentoria, ha dettato la linea di una nuova maggioranza di legislatura (mettendo in serie difficoltà Di Maio che potrebbe di fatto venire emarginato), dall’altra il comportamento di Renzi il quale ha agito come leader di fatto del PD, forte della sua maggioranza nei gruppi parlamentari, decisi entrambi a sbarrare la strada a Salvini a qualunque costo. A quel che si dice anche Prodi e Veltroni avrebbero sposato la linea di una maggioranza di legislatura. Ma mentre un governo di emergenza si potrebbe realizzare con relativa facilità, una nuova alleanza di legislatura dopo un governo “di cambiamento” nato e costruito in continua polemica con il partito democratico e la “casta” demo-liberale, presenta difficoltà assai maggiori e forse un regalo elettorale in vista di inevitabili elezioni anticipate.
Mattarella, se leggo bene la sua indecifrabile correttezza istituzionale, mi sembra propenso a correre il rischio di ricorrere subito alle urne; o la va o la spacca. Se Salvini e i suoi alleati avranno la maggioranza governeranno, ma se, come è possibile, né la destra né la sinistra supereranno il 50 per cento dei seggi alla Camera e al Senato il movimento di Grillo, per dimezzato che sia, resterà l’arbitro del gioco. E allora, forse, un patto di legislatrura tra Cinque Stelle e PD (magari senza Di Maio e senza Renzi) potrebbe essere costruito in maniera più solida.

P.S. Qualcuno metta il bavaglio a Macron. Ogni sua interferenza regala voti a Salvini, facendone il campione della dignità nazionale offesa. C’est tellement difficile à comprendre?

 

Franco Chiarenza
24 agosto 2019

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