A 94 anni se n’è andata Gianna Radiconcini. Non era una donna liberale, né diceva di esserlo: la sua stessa passionalità, l’intransigenza un po’ settaria di alcune scelte, le certezze in cui si rifugiava non si conciliavano con lo spirito di tolleranza che del liberalismo è parte essenziale. Tuttavia faceva parte a pieno titolo di quell’ampia area di democrazia laica in cui molti liberali si sono riconosciuti nelle grandi battaglie che anche la Radiconcini ha combattuto, a cominciare da quelle sui diritti. Amica e compagna di partito di Oronzo Reale apportò un contributo significativo alla prima riforma del diritto di famiglia che nel 1975 il ministro repubblicano approntò per superare le norme assurde che erano rimaste invariate dai tempi del regime fascista, per continuare, in sintonia con i radicali e noi liberali le battaglie per il divorzio, l’aborto, il diritto di decidere quando e come morire.

L’altro fronte su cui si è dispiegata l’attività di Gianna Radiconcini è quello europeista, non soltanto per essere stata corrispondente della RAI a Bruxelles, ma anche in quanto amica e collaboratrice di Altiero Spinelli, di cui condivideva la visione federalista espressa nel manifesto di Ventotene. Sosteneva che soltanto attraverso un allargamento progressivo dei poteri del Parlamento Europeo sarebbe stato possibile pervenire alla creazione di uno stato federale sul modello americano in grado di esercitare nei nuovi equilibri globali il peso che gli spettava per la sua storia, la sua cultura e le dimensioni economiche e sociali. Ha passato i suoi ultimi mesi tra una partecipazione appassionata alla campagna elettorale per il Parlamento Europeo e la scrittura del suo ultimo libro, dopo il successo di “Semafori rossi”, un’autobiografia romanzata che aveva già destato molto interesse.

I suoi amici la ricorderanno sempre coi suoi maestosi capelli bianchi, circondata da bellissime orchidee nel suo salotto romano di via Cassiodoro dove organizzava riunioni di ottimo livello su tematiche europee, sempre fiduciosa che la logica delle cose avrebbe infine prevalso mettendo d’accordo i rissosi partner dell’Unione.
Giornalista, scrittrice, animatrice di incontri politici, Gianna Radiconcini racchiudeva nella sua esistenza la complessità di una generazione che ha vissuto sulla propria pelle una trasformazione epocale senza precedenti. Non si arrendeva mai; l’ho vista in difficoltà soltanto di fronte a Internet, di cui comprendeva le potenzialità ma rifiutava la logica dei suoi automatismi. Per lei il computer era soltanto una macchina da scrivere più perfezionata della vecchia Lettera 22 con cui aveva scritto i suoi reportage.

Con me liberale il suo azionismo idealistico spesso non andava d’accordo ma in realtà per molti aspetti era più liberale lei di tanti che dicono di esserlo.

Franco Chiarenza
12 dicembre 2020

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