La filosofia nostrana del “così almeno”

La vicenda delle mascherine “anti-Covid” sta diventando un fatto ideologico piuttosto che, come dovrebbe essere, di semplice prevenzione sanitaria. Colpa anche del Governo che invece di sensibilizzare l’opinione pubblica con una ragionevole persuasione si affida a bandi terroristici con minacce sanzionatorie tanto sproporzionate quanto inefficaci. Se qualcuno avanza delle obiezioni viene subito criminalizzato come “negazionista” (cioè una specie di nazista), ma, se ci si parla a quattr’occhi, lontani da intercettazioni, videocamere e quant’altro, verrà fuori la filosofia tutta italiana del “per lo meno”. Sì, forse servono a poco all’aria aperta, ma “così almeno la mettono nei locali chiusi”, forse mille euro di multa sono esagerati ma “così almeno ci stanno più attenti”, effettivamente dipende anche dalle mascherine, quelle che tutti si tengono in tasca e tirano fuori soltanto quando vedono arrivare i carabinieri, sono inefficaci però “così almeno riducono gli assembramenti da movida”. Un vizio diffuso, come quei sindaci che mettono all’ingresso del paese un divieto di velocità di 10 km. orari (manco a piedi!) perchè “così almeno vanno a 50”.

La polemica Mattarella – Johnson

Dietro questo atteggiamento si nasconde un fastidioso paternalismo, purtroppo largamente condiviso perchè gli italiani stessi si considerano inaffidabili e ritengono necessario essere trattati come discoli, con un adeguato apparato di minacce e sanzioni (poco importa se realisticamente efficaci). Quando Manzoni nei “Promessi Sposi” descriveva le “grida” delle autorità spagnole aveva presenti, come in altre parti del libro, vizi e comportamenti a lui contemporanei e che da allora purtroppo si sono mantenuti. Ciò che manca a noi italiani è una cosa importantissima che si chiama principio di responsabilità: certe cose si fanno o no non per paura delle sanzioni ma per convinzione e perchè di ciò che si fa (o non si fa) ci si assume la responsabilità. Quando il premier britannico Boris Johnson ha spiegato che certe misure di “lockdown” erano impossibili nel suo paese perchè gli inglesi “amano la libertà” più degli italiani, si riferiva in realtà al fatto che la società britannica quando si tratta di misure che limitano la libertà personale si affidano alla propria valutazione assumendosene la responsabilità. Quanto ciò sia vero è molto discutibile, ma la piccata risposta del nostro presidente (non a caso ex democristiano di sinistra), non ha colto il punto essenziale, limitandosi a contrapporre un principio di “serietà” stabilito dall’alto con decreti e sanzioni, a quello della libertà responsabile.
La “serietà” deve essere un fatto individuale, basato su informazioni corrette (molto diverse da quelle che i mass media italiani continuano a diffondere, anch’essi condizionati dalla filosofia che bisogna spaventare anche quando basterebbe ragionare perchè “così almeno…”. In Gran Bretagna, ma anche altrove, misure drastiche come il lockdown imposte in regioni e località che mostravano di essere state attaccate dal virus solo marginalmente, non sarebbero state possibili.
L’altro giorno in una delle solite interviste a un virologo (ormai divenuti tutti star del video) la fanciulla che poneva le domande, dopo la scontata risposta ispirata a un sano e prudente terrorismo sanitario, ebbe l’ardire di osservare che però il numero dei morti era drasticamente diminuito, ma di fronte all’imbarazzata ammissione del virologo, ha subito aggiunto che naturalmente non bisognava mettere l’accento su questo dato altrimenti la gente abbassa la guardia. Appunto.

Franco Chiarenza
10 ottobre 2020

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