Padri e figli (e figlie)

E’ fastidioso per chi concepisce la politica come confronto di idee e di proposte di governo doversi calare in vicende personali e generazionali che nulla dovrebbero avere a che fare con le valutazioni politiche. Però nella vicenda Di Maio va fatta chiarezza, anche per le presunte analogie con quella della Boschi che ha influito non poco sul discredito che ha travolto Renzi.

Se l’uso di prestazioni in nero (o addirittura sottopagate) secondo una prassi purtroppo assai diffusa nelle piccole imprese meridionali riguarda soltanto il padre di Luigi Di Maio, nulla quaestio, si tratta di uno spiacevole incidente familiare che non tocca la credibilità morale del leader dei Cinque Stelle, e quindi la sua legittimità politica. Ma se invece si dimostra che il giovane Luigi era a conoscenza e connivente delle pratiche paterne, il discorso cambia. Tanto più che il movimento Cinque Stelle ha fondato sull’onestà personale della classe politica tutta la sua strategia comunicativa coi risultati elettorali che conosciamo. E non c’è altro d’ aggiungere.

La questione Boschi a suo tempo fu diversa e somiglia a quella di Di Maio soltanto perché in entrambe emerge il problema di quanto e come le responsabilità dei padri possano coinvolgere i figli in politica (ma non soltanto). Elena Boschi fu a suo tempo accusata di avere avuto contatti finalizzati al salvataggio della banca di cui il padre era uno degli amministratori mentre ricopriva una carica di governo (oltretutto di un certo rilievo, anche per il rapporto privilegiato che notoriamente la legava al presidente del consiglio). Si tratta dunque di vicende diverse e francamente non confrontabili.

Sarebbe però il caso di non proseguire su questa strada. Capisco la soddisfazione dei renziani nel vedere i pentastellati in difficoltà proprio sul terreno di scontro che loro avevano imposto (quello della credibilità morale) ma se domani l’azione politica di Di Maio sarà giudicata negativamente non sarà certo per le colpe di suo padre. Così come alla Boschi si rimproverano (secondo me giustamente) altre cose che non i goffi tentativi di salvare il padre; per esempio come ha condotto la riforma costituzionale che ha travolto con Renzi l’intero partito democratico, e la sua candidatura in Alto Adige che richiamava prassi politiche di arroganza partitocratica giustamente rimproverate alla prima repubblica.

 

Franco Chiarenza
30 novembre 2018

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