Questa benedetta evasione fiscale

Ne sento parlare da quando ero bambino (ho 85 anni). L’evasione fiscale era sempre il grande fantasma evocato come responsabile di tutti i mali, quella che costringeva lo Stato ad aumentare le tasse, prototipo di ingiustizia sociale, mostro con tante teste che non si riusciva mai ad abbattere, come l’Idra di Lerna della mitologia greca.
Anche i governi Conte (uno e due) non hanno mancato di evocarla e di prevedere una seria lotta per contrastarla. Ma sarebbe ora di chiederci seriamente: chi sono gli “evasori fiscali” e perchè in cinquant’anni non si è mai riusciti a fargli pagare le tasse? Se non rispondiamo a queste domande il resto sono chiacchiere.

Chi sono gli evasori
Tutti pensano ai “grandi evasori”, personaggi della finanza e dell’industria che nascondono i loro profitti e conseguentemente evitano la tassazione che sarebbe dovuta. E in effetti i grandi evasori esistono e nei loro confronti una politica di contrasto è in atto già da tempo anche se non dà i risultati sperati per due fondamentali ragioni: la prima va ricondotta alla libera circolazione di capitali (di per sé fondamentale per gli scambi internazionali) di cui alcuni soggetti approfittano per collocare i profitti nei cosiddetti “paradisi fiscali” (cioè paesi che sfuggono agli accordi internazionali e ai conseguenti obblighi), la seconda alla dimensione multinazionale di grandi imprese (non soltanto industriali) come per esempio Google o Amazon che hanno le loro sedi in paesi fiscalmente convenienti (“concorrenza fiscale”). Nei loro confronti, al di là di ciò che già oggi si fa (come far pagare alcune imposte in base al fatturato in Italia) poco si può senza accordi internazionali più vincolanti. Aumentare le pene carcerarie (che già esistono nella nostra legislazione) come vuole Di Maio è una misura inutile e demagogica: non farà entrare un euro nelle casse dello Stato e non farà fare nemmeno un giorno di galera agli evasori.
Ma la sorpresa è un’altra: i tre quarti dell’evasione fiscale calcolata dalle varie istituzioni che se ne occupano (ministero dell’economia, guardia di finanza, inps, istat, ricerche universitarie) non proviene dai “grandi evasori” ma invece dai medi e piccoli evasori che nel nostro paese sono milioni: dai mancati scontrini ai servizi forniti in nero fino a forme più gravi collegate con l’economia sommersa. E ciò spiega perchè le forze politiche sono sempre riluttanti a contrastarli seriamente per le conseguenze elettorali che possono derivarne.

Perchè non si è fatto tutto ciò che si poteva (e si può) fare
Dunque il balletto intorno al tesoro sommerso dell’evasione fiscale è stato soltanto una grande ipocrisia; il tesoro era in mezzo a noi comuni mortali assai più che nei forzieri dei grandi “paperoni”per la semplice ragione che se venti milioni di persone evadono la trascurabile cifra di 1000 euro l’anno (ma la stima è per difetto) lo Stato perde venti miliardi, molto di più di quanto dovrebbero versare i perfidi paperoni.
Ma cosa si può fare per contrastare questa mini-evasione tanto diffusa? Molto, ed è con piacere che abbiamo notato che il nuovo ministro dell’Economia Gualtieri sembra finalmente muoversi in questa direzione attraverso la tracciabilità di ogni pagamento mediante le carte di credito e quindi la limitazione del contante. Ma non basta: perchè l’evasione venga ridotta soprattutto nel settore dei servizi alle persone occorre aumentare sensibilmente la detraibilità delle spese (inserendo per esempio quelle di manutenzione degli immobili, a partire dagli idraulici, elettricisti, fornitori di servizi, ecc.), e promuovere una seria campagna di informazione (anche sui social) che spinga i cittadini a richiedere sempre regolari ricevute per ragioni di convenienza (detraibilità) e per ragioni di etica politica. Altre cose si potrebbero fare ma si dovrebbe scendere in dettagli tecnici troppo circostanziati per questo spazio.
Una prova che quanto ho detto risponde al vero? Quando Di Maio ha capito che un serio contrasto all’evasione fiscale riguardava anche l’economia sommersa si è affrettato a specificare che la lotta va fatta soltanto ai “grandi evasori”. Altrimenti come fa a rimettere piede a Pomigliano?

 

Franco Chiarenza
5 novembre 2019

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